7 feb 2011

Alta moda Roma Part II


Marella Ferrera

 ... e le spose per procura migranti: la sua ultima collezione d'alta moda si ispira infatti a queste ultime, che partivano dalla Sicilia con la valigia di cartone, un abito da sposa confezionato in Italia e tante speranze di vivere il loro sogno americano. Ellis Island (la Lampedusa d'America) era la prima tappa per queste donne colme di coraggio, di desideri e di sogni. La stilista ha realizzato l'abito da sposa ideale, quello che avrebbe tanto desiderato, tessendo come un patchwork tutti i suoi ricordi di vita vissuta.
Il pizzo macramé si interseca ai gradevoli ricami a fiori e agli orecchini chandelier dall'aria pesante. I veli delle sue spose sono un continuum dell'abito ed incorniciando il viso delle indossatrici (dal make up sfumato nei toni del marrone e rossetto scuro) donano loro un'aria retrò e tenebrosa.


Nino Lettieri

Nino Lettieri rende omaggio a Fausto Sarli, grande maestro della sartoria italiana scomparso recentemente, con una collezione incentrata sull'eleganza e il buon gusto che prende a modello Jacqueline Lee Bouvier, passata alla storia come Jackie Kennedy (poi Onassis) incarnazione di raffinatezza e grazia.
Sulla pedana sfilano modelle avvolte da volant maxi, camicie in pizzo e bluse in georgette di seta da cui si intravedono i seni. La palette cromatica è povera ma di grande riuscita: rosa, nero e bianco!


Rami Al Ali

Riflessi iridescenti per lo stilista siriano Rami Al Ali, che porta in scena abiti fastosi sia per quanto riguarda la scelta dei colori sia per quanto riguarda i dettagli. Sfilano sul catwalk frange di paillettes, seta tussah, chiffon a triplo strato e tantissimi cristalli. Il taglio monospalla padroneggia ma ben si destreggiano anche altre linee come le scollature profonde o, al contrario, quelle molto accollate.


Tony Ward

Gli intarsi laminati sulla seta, le balze oblique, le applicazioni metalliche ma soprattutto le perle e i cristalli rendono questi abiti simili a monili preziosi. Il designer libanese sceglie per i suoi abiti principeschi tagli a sirenetta e scollature che mettono in risalto il decolleté, ma amplia il suo target anche alle donne moderne proponendo (mini)gonne scintillanti e tintinnanti.


Camillo Bona

L'idea di alta moda per Camillo Bona è molto democratica: nessun abito fuori portata alle comune mortali, nessun abuso di dettagli appariscenti. La donna Camillo Bona è una donna normale, reale, molto sobria ma che per nulla al mondo rinuncerebbe ad un tocco femminile, elegante, quasi snob.
La scelta delle cromie conferma questa teoria; i colori infatti sono tenui e pallidi, solo un piccolo accenno di esuberanza ma ben mitigato da tonalità diafane.


Addy Van Den Krommenacker

Glamourous Peaceful Warrior Women: mai altro titolo fu più appropriato! 
In passerella sfilano donne leonesse (da notare le criniere) consapevoli del loro sex appeal e fiere della loro sensualità. I capi sono ricchi di particolari che rimandano ad un concetto di moda lussuoso, sfarzoso, assolutamente opulento.
Sessantuno le proposte esclusive dedicate ad un genere di donna sicura di sè, che non ha paura di osare.



Giada Curti

Pochi pezzi ma di grande effetto: un trionfo di abiti dalle silhouette diritte, lineari. A spezzare la severità dei capi pensano poi le rifiniture preziose ma dosate.
Le acconciature comprendono onde strutturate e ciuffi composti, la pelle è coperta da un velo di cipria chiara, al contrario degli occhi per cui è stato creato uno smokey eyes molto dark. In una parola sola? Aristocratico!


Renato Balestra 

 Quello che salta all'occhio, nella sfilata di Renato Balestra, è il filo conduttore che lega i capi tra di loro. Se non fosse per quello probabilmente si faticherebbe a credere che facciano parte tutti della stessa collezione. La flora è ovunque: una cinquantina le proposte che sembrano uscite da un'opera di Van Gogh. Avete presente il quadro "Iris" (1889)? Ecco appunto!


(foto Style.com)

2 comments:

Giorgia Martinucci ha detto...

Nino Lettieri mi piace molto, un mix tra Lanvin e Jil Sander. Tuttavia ogni volta che vedo una collezione HC mi chiedo sempre chi acquisterà quei capi, in fin dei conti, in tutto il mondo quante feste e gala (e compratrici ricchissime) mai ci saranno per soddisfare tutte queste proposte? Eppure continuano a proporle ;-)

Cristina Elle ha detto...

Il tuo ragionamento non fa una piega, però da grande amante di abiti da gran soirée non riesco ad immaginare la moda senza HC, anche solo guardarli mi cambia l'umore :)