Ricorre oggi il primo anniversario della morte di Alexander McQueen ma sembra passato quasi un secolo. Di famiglia modesta entra nel mondo del lavoro giovanissimo, prima come apprendista da Savile Row poi come sarto presso la Angels&Bermans dove si occupa di costumi teatrali d'epoca, in particolare del seicento.
Questa esperienza segnerà per sempre l'orientamento delle sue collezioni: ritroviamo infatti tracce di rotondità e smerlettature ispirate alla moda parigina del 1600 in ogni sua linea. Da Givenchy (1997-2001) raffina ancor di più la sua passione per l'haute couture francese e dimostrerà in seguito di saper coniugare magistralmente lo stile inglese, quello italiano (lavorò da Romeo Gigli per alcuni anni prima di tornare in patria) e quello francese.
Il suo estro eclatante non tarda a manifestarsi: nel 1995 la collezione Highland Rape (stupro) attirò l'attenzione della stampa inglese e non poche critiche. Con Bellmer la Poupee (1997) continua a stupire ma spesso, purtroppo, il suo genio rimane incompreso o frainteso.
Ribatezzato l' hooligan dell'alta moda il suo stile è un connubio di elementi gotici, dark, vittoriani, romantici e trasgressivi a metà tra punk & rock. Non mancano inoltre riferimenti alle fiabe (indimenticabile l'abito carillon del 2005) e una straordinaria passione per accessori sbalorditivi (come le armadillo shoes) ma soprattutto per copricapi e acconciature: corna di cervo, creste, ombrellini, gabbie, diademi, piume, berretti futuristici.
Non amo ricordare anniversari infelici come questo, ma il vuoto che ha lasciato difficilmente potrà essere riempito, anche se Sarah Burton per ora sta facendo un ottimo lavoro.
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