{a sinistra: soprabito floreale e stivaletto con zeppa tutto sfilata Jil Sander a/i11-12. A destra dall'alto: ankle boots spuntati
Iron Fist
, abito a uovo stampato H&M, pochette in pelle Zara, ombretto effetto tridimensionale Kiko, pennello professionale Elf, rossetto color corallo Topshop, cera per capelli effetto lucido Sebastian}
Quando hai tra le mani un'eredità così pesante il rischio disfatta è sempre in agguato, ma non per Raf Simons, che con la sua interzone, una sorta di limbo o terra di mezzo che dir si voglia, porta avanti con ammirevole creatività la casa di moda che fu di Heidemarie Jiline Sander, The Queen of less, che la abbandonò definitivamente nel 2004 per divergenze di vedute con Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada che aveva rilevato la casa di moda nel 1999.
La continuità con lo stile Sander è in ogni caso garantita dall'attenzione alla cura dei tessuti e dai volumi disciplinati che sembrano esser sospesi in una sorta di etere immaginario, persiste nei modelli quel senso di quiete e ultra-modernità a cui eravamo abituati.
Non mancano tuttavia impulsi artistici, alcuni piuttosto forti: una collezione omaggio ai primi anni '60, caratterizzata dallo sprint della Pop Art e dai suoi colori sfavillanti che si riverberano sul make delle indossatrici, modelli dichiaratamente ispirati alla fotografia esasperata di Diane Arbus, al french modernist del primo '900 e alle egg-shaped di Christobal Balenciaga. Così come non mancano le sperimentazioni sui tessuti: assaggi di lana doppia leggerissima tessuta a nido d'ape e pile in nylon dall'aspetto vellutato che ricorda vagamente lo stile degli sciatori anni '60, per la sera non mancano influenze visive raggiunte con l'applicazione di perline nella trama dei tessuti sintetici, in modo da ricreare l'effetto lurex per vie traverse.
Il pezzo di punta è il total look dalla stampa bucolica nato da uno scampolo di tessuti Staron con ankle boots abbinati. Da non dimenticare.
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